Marzia MNT

Ritorno al luogo ai confini della realtà / appendice

Il reportage dalla fabbrica abbandonata dove un affiatatissimo gruppo ha sfoderato pennelli e bombolette per dar luogo ad una insuperabile performance artistica necessita di un’appendice.

Questo perché i due artisti coautori dell’opera presentata nel corso della prima puntata del reportage stesso (vedi articolo del 11 agosto scorso), la suggestiva interpretazione del leone della MGM, ciascuno per proprio conto, hanno realizzato un’altra opera.

Cominciamo con Pino Volpino; per non lasciare solo quello sgargiante leone vi ha realizzato vicino un simpaticissimo e decattivizzato, anzi direi impaurito, orso bianco alla deriva su di un piccolo lastrone di ghiaccio, forse un riferimento all’attualità del problema del riscaldamento globale che vedrà come prima vittima proprio l’orso polare.

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un rapido abbozzo a matita e via di bomboletta

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ed ecco l’opera

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in buona compagnia

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i pezzi incastonati in quelle che erano due timide prese di luce per un ambiente nascosto da bui corridoi

L’altra artista, Marzia MNT, si è defilata ed ha scelto come sito ove esporre la propria opera una stanza luminosa:

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la “suspense” delle prime pennellate

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il soggetto prende forma

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breve consulto con i colleghi Volpino e Gori

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ed ecco l’opera

Ritorno al luogo ai confini della realtà /1

Il 31 agosto dello scorso anno 2014, salutando i frequentatori del progetto “FotografiaErrante” che se ne andavano in vacanza, presentammo il nostro primo approccio con un mondo a noi allora sconosciuto; in quell’occasione ci imbattemmo, per puro caso,  in un luogo misterioso, e ribadiamo, come dicemmo anche allora, un luogo fatto apposta per farci sentire un brivido lungo la schiena. Lo visitammo perché da un’immagine di un’opera di street art circolante sul Web pensammo, a ragione, di scorgere un luogo a noi familiare, che faceva parte del paesaggio della nostra adolescenza. Vi trovammo infatti l’opera ricercata (murale al giorno numero 31) e in occasione di successive visite (murale al giorno numero 70 del 11 ottobre 2014) ne trovammo altre; gli autori, Andy Green e Mister Tohms. Da allora abbiamo visto altri luoghi (da noi definiti misteriosi), tutti dismessi e lasciati in balia degli uomini e del tempo ma che avevano in comune una semplice cosa, essere diventate dei luoghi di esposizione dei murales da parte di artisti alla ricerca di concentrazione e tranquillità. Abbiamo quindi visitato vecchie fabbriche, vuoi chimiche, vuoi farmaceutiche, edifici statali un tempo adibiti alla cura ed educazione dei “trovatelli” o alle lunghe degenze degli anziani, poveri ovviamente. Siamo andati in immense cartiere edificate vicino ai corsi d’acqua e rapidamente conquistate dalla vegetazione spontanea o edifici di discreta grandezza, dove si producevano saponi o si conciavano le pelli, ubicati anche nei centri cittadini e divenuti bivacchi per poveri diseredati. Siamo entrati infine in centri direzionali, una volta brulicanti di “Yuppies”, giovani professionisti rampanti della finanza e dell’industria, ed oggi miseramente finiti nelle spire del serpente della crisi che ci attanaglia da ormai un decennio. Un viaggio attraverso questo mondo affascinante puù essere compiuto standosene comodamente a casa, scorrendo gli articoli del progetto “FotografiaErrante”.

Di recente siamo tornati nel primo luogo misterioso da noi  visitato; ci siamo tornati perché un gruppo di street artist vi si è dato convegno per esporre le loro opere, frutto esclusivo del loro pensiero, scevre da ogni condizionamento esterno; noi, fortunati viaggiatori erranti, ci siamo intromessi ed abbiamo avuto la fortuna di vederli operare, di colloquiare con loro, insomma di arricchire il nostro bagaglio culturale.

Iniziamo quindi oggi un viaggio che ci condurrà, nel corso di varie puntate, attraverso saloni immensi, scale buie, stanze nascoste di quel luogo abbandonato da quasi trent’anni (si tratta di una azienda di produzione alimentare entrata in attività nel 1965 e chiusa 14 febbraio 1987) che il solo pensiero di visitarlo ti fa accapponare la pelle: sembra di essere precipitati in un episodio de “Ai confini della realtà”, classica serie di telefilm americani degli anni 50 del secolo scorso che narrava gli effetti di visite di extraterrestri, ovviamente molto cattivi, o di conseguenze di ipotetiche guerre nucleari.

Focalizziamo quindi, questa sera, la nostra attenzione su un duo artistico inedito che ha realizzato un’opera dissacratoria di uno dei simboli sacri del ventesimo secolo; sono Pino Volpino (Morandi a Colori, articolo del 19 settembre 2014) e Marzia MNT (murale al giorno numero 61 del 30 settembre 2014 e numero 22 del 22 luglio 2014). Nei prossimi appuntamenti presenteremo le opere di MK, Carlo Gori, Mauro Sgarbi, Rox Piridda, Marcy e Chew-z. Buona visione

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l’attacco al muro da parte di Marzia e Pino

Ed ora alcuni scatti realizzati nel corso della realizzazione dell’opera:

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l’opera di Marzia MNT e Pino Volpino

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /61

Torniamo per un attimo al Volturno Occupato di Roma. Stasera ultimo giorno di questo settembre crepuscolare, presentiamo l’opera della street artist Marzia che abbiamo conosciuto in un altro centro di aggregazione sociale: il Lucernario del dipartimento di musica dell’università La Sapienza, anch’esso sgomberato dalla riforma Renzi. Lì aveva realizzato insieme ad un altro grande della Street Art italiana, Leo, un coppia di meravigliosi ed indomabili cavalli. Qui al Volturno, sempre nell’ambito del progetto a.DNA project, ha realizzato, su una delle porte che permetteva l’accesso alla galleria, questa deliziosa opera che rimanda al Picasso dei primi anni 30 del secolo scorso quando ideò la serie di ritratti di donne addormentate.

2014-09-30

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /22

Lucernario Occupato. Struttura del Dipartimento di Musica dell’Università “la Sapienza” di Roma sottratta all’abbandono ed utilizzata dagli studenti per fare cultura.

In questo periodo è salito agli onori della cronaca perché il rettore ne ha disposto, verso la fine di giugno lo sgombero, ma è stato subito rioccupato dagli studenti. Qui si studia, ci si connette gratuitamente ad Internet, si utilizza un archivio digitale e cartaceo dei testi maggiormente in uso nelle lezioni universitarie, ci si ristora a prezzi accessibili a tutti, si fanno controlezioni e controconferenze per approfondire gli argomenti scomodi volutamente tralasciati dalla cultura imperante.

Qui moltissimi street artist sono intervenuti per dare il loro aiuto dipingendo opere veramente sulle righe, da Alice ad Aladin, da Kenjii De Angelis a Marzia e Leo. Stasera 22 luglio 2014 ci soffermiamo sull’opera egregia realizzata da Marzia e Leo sulla parete della scala che conduce alle aule studio del “Lucernario”; ve la mostro perché ora purtroppo non c’è più: delle menti eccelse le hanno coperte con una semplice scritta, rivoluzionaria sì, ma sempre una semplice scritta. Sembra che un idiota abbia stabilito che la rivoluzione si fa solo con gli slogan e che solo lui è rivoluzionario, ma attenzione alla fine si ritroverà da solo e si scoprirà un  semplice dittatore!

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