Jerico

Edificio Fleming /15

Avevamo lasciato questo splendido reperto di archeologia industriale romana il 28 gennaio scorso quando ci eravamo concessi una approfondita escursione alla scoperta delle opere di Lettering realizzatevi nel corso degli anni. Oggi, a distanza di un mese, ci siamo tornati in compagnia di un ospite d’onore, un artista sudamericano, per la precisione Argentino, di origini italiane. Lui si chiama Federico Cimatti ed è una persona molto attenta ai diritti dei più deboli. Proprio dai muri di questo edificio carico di storia, dove gli uomini lavoravano alla produzione di medicinali, di cui il più importante, la Penicillina, era, grazie anche alla rinuncia ai diritti da parte del suo inventore, sir Alexander Fleming, destinata proprio ai paesi e alle popolazioni più povere del mondo, ha voluto lanciarei suoi forti messaggi di fratellanza ed accoglienza. Di questo artista e delle sue esposizioni parleremo a presto per dare un resoconto completo sulla sua attività.

Tra l’altro lo abbiamo condotto nei meandri dei vari edifici che facevano parte del complesso industriale alla scoperta delle opere di street art italiana da lui molto apprezzate. E come di consueto il sito non smette mai di stupirci; tra un Jerico pennellato da una inconsueta luce cupa dovuta ad un cielo veramente plumbeo,

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una vera e propria istallazione che ha preso forma ai piedi della donna incatenata di Roberta Gentili,

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il salone “Atoche“, completamente rivisitato rivisitato dall’artista,

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oltre all’opera di Carlos Atoche, a sinistra si vede l’opera di Rox Piridda, artista torinese di origini siciliane, realizzata la scorsa estate

in un locale, una volta adibito a servizi igienici, è stata realizzata una vera e propria composizione pittorica dall’artista messicano Luis Alberto Alvarez.

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vista anteriore

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vista posteriore

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figura su pannello ligneo

Abbiamo inoltre scovato un altro piccolo edificio, defilato e che non avevamo mai notato perché nascosto da un vero e proprio muro di sterpaglie. Quel muro oggi era misteriosamente scomparso, ma noi sospettiamo che alcuni ospiti si siano rimboccati le maniche e stiano cercando di rendere più accogliente il sito. Abbiamo così potuto verificare che questo piccolo edificio custodisce due raffinate opere di Lettering; eccole:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /225

Con i “Murale al giorno” numero 212, 213, 215 e 216 pubblicati nella prima quindicina dello scorso mese di novembre ci eravamo trasferiti al Trullo, zona edificata a cavallo fra le due guerre, che ospitò dapprima il popolo cacciato dal regime dal Rione Alessandrino raso al suolo per costruire via dell’Impero (divenuta poi via dei Fori Imperiali), in attesa della loro definitiva deportazione al Quarticciolo e quando questa avvenne fu usato per dare casa a tutti coloro che venivano sfrattati con la forza dai quartieri centrali della città per fare posto alla classe dirigente fascista.

Avevamo documentato l’impegno  messo in cantiere dai residenti, per riqualificare culturalmente quel quartiere abbandonato a se stesso dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute da sempre, ormai ci viene da dire. Avevamo presentato le opere realizzate da alcuni degli street artist più famosi della città, da Solo a Diamond, da Bol 23 a Gomez; questa sera soffermeremo la nostra attenzione sulle opere esposte da una parte di altri artisti partecipanti:

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opera di Jerico

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opera di Mr. Klevra (work in progress)

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l’entrata del mercato dipinta da Piger e Ivan

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tre particolari dell’opera

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due pareti contrapposte affrescate da Marco Tarascio

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l’opera di Marcy

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“pittori anonimi del Trullo”

E per finire un’altra carrellata di deliziose opere realizzate per lo più da artisti che vivono nel quartiere:

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Edificio Fleming /3

Tre artisti giovanissimi, tutti provenienti dalle scuole d’arte romane, liceo artistico e accadamia, hanno affrontato i muri di questo grande edificio che fu una volta un’industria farmaceutica all’avanguardia. Si tratta di tre grandi amici: ICS (X), Gore e Jerico; queste le opere da loro esposte:

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l’opera di X

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nell’ambiente

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l’opera di Gore

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a protezione della ragazza dipinta da Gomez

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l’opera di Jerico

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l’ambiente espositivo

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nel ripostiglio

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sogno!

 

Sulle sponde del Liri /7

Alla spedizione nella cartiera abbandonata, il 27 settembre c’era anche Jerico, street artist giovanissimo, poco più che ventenne; stile originale e personalissimo il suo; la sua prerogativa principale che poi lo ha reso famoso (tutti ricordano l’opera da lui dipinta al Palladium, storico teatro di Garbatella, in occasione delle celebrazioni per i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino) è realizzare volti inquieti, carichi di drammaticità espressa e dai lineamenti e dagli accostamenti di colori, varie sfumature, di volta in volta, del grigio o del viola o del rosso o del marrone. Come sale espositive ha scelto spesso ambienti dismessi dall’uomo che conservano però il fascino e la storia del passato, dalle porte sbarrate di vecchi cinema di periferia al centro commerciale mai nato ed entrato nel degrado prima di essere terminato e per l’appunto un in buio ambiente della nostra cartiera abbandonata probabilmente una volta usato per lo stoccaggio delle sode sbiancati. Ecco l’opera realizzata da Jerico:

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Qui di seguito alcuni momenti della fase realizzativa dell’opera:

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La rapidità  da parte di Jerico nel comporre un’immagine è ormai proverbiale nell’ambiente della street art romana, il suo colpo d’occhio è immediato, lui non deve mai tornare su una pennellata; si limita solo ad aggiungere sfumature di colore che crea al momento per dare profondità e drammaticità a ciò che sta realizzando. Eccolo quindi che si sposta da un punto all’altro della cartiera e lascia il segno!

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“nascita di un occhio”

Presentiamo infine alcune opere minori realizzate da Jerico, sempre nella cartiera abbandonata:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /194

Ieri 30 maggio ci siamo permessi una piccola escursione in visita in uno di quei luoghi misteriosi dove, ormai con una certa regolarità, gli street artist amano ritirarsi per dare libero sfogo alla loro vis creativa. E’ in questi luoghi che, a nostro parere, trovano la luce buonissimi murales che gli autori realizzano solo perché li “sentono”; quasi nessuno, se non pochi eletti, li ammirerà, nessuno preventivamente ne ha approvato il bozzetto, bozzetto che mai c’è stato. Con una carrellata a ritroso nel tempo ricordiamo di aver visitato “il befetrofio” del parco della Marcigliana (articolo del 16 maggio scorso), l’atelier di Groove (murale al giorno 169, 151, 150, 149 e 143), il buen retiro di Mr. Thoms e Andy Green (murale al giorno 70 e 31), il luogo “da paura” caro a Jerico e Mr. Klevra (murale al giorno 175). Si tratta di luoghi che, una volta, pullulavano di vita, istituti di assistenza per i bisognosi ma principalmente fabbriche dismesse, residui di archeologia industriale, che a malapena riescono a reggersi in piedi, tetti sfondati, infissi totalmente mancati, ammassi di calcinacci qua e là per i locali, dove bisogna muoversi con attenzione per non rischiare di precipitare in un buco del pavimento o da una scala da dove sapientemente sono state asportate le ringhiere in ferro.

Il luogo visitato ieri si trova nella provincia industriale romana, è un edificio di fattura strana, un po’ orientaleggiante, forse però è solo una nostra impressione dovuta alla presenza di una striminzita palma.  La regolarità della distribuzione dei locali (meglio dire di quel che ne resta), la presenza cumuli di elementi da pavimento in legno laminato e enormi ammassi di moquette, di tramezzature prefabbricate anch’esse un legno laminato e plastica, fanno pensare che l’edificio ospitasse, una volta, un centro direzionale che ha seguito il destino delle fabbriche limitrofe che sono state inesorabilmente chiuse, gli operaio licenziati e le attività delocalizzate magari un qualche paese del lontano oriente o dell’est Europa.

Gli artisti che vi hanno lasciato il segno sono Jerico e Samuele Gore; vi sono presenti altre opere di cui una firmata ci sentiamo di attribuire, salvo smentite, a Lo Giudice.

Jerico è una nostra vecchia conoscenza (murale al giorno 97 e 147). Samuele Gore è è un giovane artista che predilige la tela ad olio e solo occasionalmente sperimenta il muro….. , dobbiamo dire, in maniera eccellente. Buona visita al sito!

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due piccoli elementi di Jerico

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“il dialogo” di Jerico

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altra opera di Jerico

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l’opera di Samuele Gore

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Lo Giudice (?)

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anonimo

Ed ora facciamo una piccola carrellata all’interno dell’edificio per inserire le opere nell’ambiente:

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E, per finire, questo è l’edificio che ospita le opere presentate:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /175

Oggi 2 maggio abbiamo visitato un “luogo da paura“, come dice il nostro amico Oscar. Uno di quei luoghi frutto della più sconsiderata speculazione edilizia cui la nostra povera città di Roma è sottoposta incessantemente. L’edificio visitato oggi si trova in una delle zone più belle della media periferia romana, realizzato in cemento, alluminio e vetro, spicca per la sua maestosità, lo si vede da lontano. Ma quando ti avvicini ti rendi conto della realtà; il complesso non è mai stato terminato, da fuori sembra completo ma quando ti avvicini hai la possibilità di accedervi comodamente, non ci sono ostacoli, i varchi sono aperti, le porte in vetro divelte ed abbandonate a terra, completamente distrutte. Una volta entrati evidente è lo stridio fra ciò che è e ciò che non è; mancano i pavimenti e si cammina in una nuvola di polvere, ma nei soffitti perfettamente montati sono incastonate le ventole di aerazione e gli ugelli dell’impianto antincendio, le scale mobili sono regolarmente montate ma prive dei gradini, le scale invece sono perfettamente agibili realizzate in granito anche se molti gradini sono già mancanti di parti. Mancano gli ascensori ma le porte dei vani di accesso ad essi sono presenti ed in molti casi divelte; le colonne portanti della struttura, cilindriche e snelle, in cemento grezzo, slanciate a sostenere un soffitto spiovente sembrano tanti guardiani che controllano il sinistro luogo.

Ma all’improvviso ecco comparire il motivo per cui ci siamo avventurati in questo “luogo da paura“: esso è stato eletto ad atelier da alcuni street artist romani che vi si rifugiano per dare libero sfogo alla loro vena creativa, senza condizionamenti, senza fini reconditi. Il tutto alla faccia di chi vuole codificare il mondo della street art. Premesso che nel sito sono presenti altre opere minori, questa sera vi presentiamo tre murales, uno di Mr. Klevra e due di Jerico.

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l’opera di Mr. Klevra

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due particolari

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prima opera di Jerico

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seconda opera di Jerico

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vista da vicino

Ed ora una piccola selezione di scatti che inserisce le opere nell’ambiente:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /147

Ieri, su segnalazione del nostro segugio infallibile, ci siamo recati al Labaro, zona nord di Roma, oltre il Raccordo Anulare. Siamo andati a vedere in che condizioni è ridotto l’Harlem, uno dei tanti cinema che la Capitale vantava fino alla fine degli anni settanta, quando l’avvento della televisione commerciale ha intonato il “de profundis” per questo tipo di spettacolo. La vista di quello che ormai è un relitto alla deriva ci ha rattristato molto e un velo di commozione ci ha pervaso, quando sbirciando attraverso l’inferriata,  abbiamo appurato, in un paesaggio spettrale da “confini della realtà”, che nella sala c’erano ancora ben allineate le “poltrone” (anche se di rigoroso legno come si doveva in un cinema di seconda/terza visione di periferia) e, udite udite, era ancora in bella posa addirittura lo schermo:

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Per riprenderci da questa scena alla “Nuovo Cinema Paradiso” siamo andato spediti alla ricerca del nostro tesoro; in una stradina sterrata laterale, dove ci sono le uscite di sicurezza della sala cinematografica, abbiamo trovato un trittico di Jerico, il giovanissimo street artist italo-filippino (vedi murale al giorno numero 97 dell’11 novenbre 2014); ed eccolo quì:

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e ora i tre personaggi visti da vicino:

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ed infine una visione prospettica dell’insieme:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /97

Stamattina, complice il tam tam sul Web, ci siamo recati alla galleria “La Strada” a Testaccio, rione sud di Roma.  Da qualche giorno, espone uno street artist italo-filippino, tal Jerico, un espressionista puro che con i ritratti su poster ci sa fare niente male;  ne ha realizzati sei e li ha esposti, penso tutti in una notte, scovando delle incantevoli cornici naturali su palazzi e muri di recinzione nelle strade di Testaccio. Anche la tonalità di colore delle opere si avvicina all’aspetto estetico dei palazzi e quindi  si sono inserite perfettamente nell’ambiente.

Jerico è assurto questi giorni alle cronache cittadine per aver realizzato al teatro Palladium un’opera per celebrare il 25° anniversario della caduta del muro di Berlino.

Ora vi mostro i murales  esposti a Testaccio:

parte prima: le opere

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via Aldo Manuzio 

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via Galvani

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via Galvani

parte seconda: l’inserimento nell’ambiente

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