S.Basilio

Edificio Fleming /14

Continuiamo questa sera la nostra carrellata di immagini relative alle opere di lettering esposte nella immensa fabbrica abbandonata che si trova sulla via Tiburtina, dove, come ricorderete, si producevano prodotti farmaceutici, in primis la Penicillina, ma non solo; vi abbiamo trovato anche molti scatoloni contenenti migliaia di confezioni di cartone, ancora da montare,  e destinate a contenere fiale di “dopamina” che ancora attendono invano di essere prodotte. Ecco quindi parte delle opere che custodiamo nei nostri cassetti:

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ai confini della realtà

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tra montagne di scatole con fiale da riempire con prezioso medicinale

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Edificio Fleming /13

Eccoci quindi, come preannunciato, a mostrarvi qualche Lettering presente alla Fleming. Camminando fra calcinacci e rifiuti di ogni genere, percorrendo scale insicure, introducendoci in bui cunicoli che sembra non portino in nessun posto, ogni tanto ci appare un pregevole esercizio calligrafico che con i suoi colori, sempre tra loro armoniosi, danno un un tocco di classe all’ambiente.

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Lettering a dominante verde

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inserito nell’ambiente

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lettering a dominante blu

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inserito nell’ambiente

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verde e azzurro su fondo rosso

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nell’ambiente

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una parete esterna esposta al sole 

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vista da lontano, molto lontano

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opere quasi irraggiungibili

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in stupendo scorcio ambientale

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atmosfera spagnola

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ultima opera apparsa nel sito ed anche la più estesa

Edificio Fleming /12

Alcuni giorni fa, abbiamo accompagnato uno street artist nell’edificio abbandonato a noi molto caro e per la presenza ormai di moltissime opere di street art (vedansi gli undici articoli che portano questo titolo); siamo alla Fleming (a noi piace chiamarla così) quella fabbrica di prodotti farmaceutici lungo la via Tiburtina, inaugurata nel 1950 per l’appunto da Alexarder Fleming, il padre della Penicillina, vissuta intensamente per produrre quel potente salvavita che veniva distribuito in tutta europa, anche quella dell’Est, oltre la Cortina di Ferro, e morta poi nel giro di pochi anni con l’avvento degli antibiotici di ultima generazione.

L’opera realizzata dal nostro artista, Other, è esposta un un piccolo ambiente dove probabilmente veniva stoccato qualche componente chimico  che andava conservato sotto pressione, tesi avvalorata dal fatto che abbiamo rinvenuto, a terra fra i calcinacci, un manometro “Spriano” per liquidi non corrosivi. All’interno del locale è presente inoltre un lavandino con ancora accanto un distributore si sapone a riprova che quell’ambiente richiedesse il massimo della pulizia.

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Work in Progress

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l’opera

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nell’ambiente

Mentre il nostro artista realizzava il suo murale, con famelica curiosità, ci siamo spinti ad esplorare quell’immensa fabbrica, fatta di una miriade di edifici, separati da piccoli spazi di terreno ormai completamente invaso da sterpi, rovi, alberi di acacia. E poi c’è dappertutto una quantità infinita di rifiuti, specie in plastica e carta, misti a calcinacci di ogni tipo,

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come se qualcuno si fosse divertito a disseminarvi milioni di “Gratta e Vinci” e poi si fosse accanito nel demolire tutti i tramezzi esistenti e ne avesse gettato i resti dalle finestre con tutti i panni che c’erano in giro.

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Passando quindi attraverso questo paesaggio lunare, stando attenti a dove mettevamo i piedi, abbiamo fatto incontri multicolori; una miriade di opere di lettering, anche datate, ci apparivano all’improvviso, come superavamo un angolo o ci apprestavamo ad entrare in un edificio. Ecco un assaggio in piccole dosi; faremo poi, più in là, una vera e propria scorpacciata.

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Edificio Fleming /11

Visita estemporanea oggi 14 novembre alla prestigiosa fabbrica abbandonata dove si produceva la Penicillina per tutti i paesi d’Europa. Fabbrica che noi ormai chiamiamo “La Fleming” in onore dello scopritore di quel miracoloso farmaco che nel secolo scorso salvò la vita di  milioni di persone, onore che riserviamo ad Alexander Fleming non tanto per aver scoperto la Penicillina ma per averla donato all’umanità rinunciando ad ogni diritto; la qualcosa ha permesso l’accesso alle cure da parte di chiunque ne avesse avuto bisogno anche se era indigente.

L’artista che presentiamo questa sera ha realizzato su una parete di questo spettacolare reperto di archeologia industriale la sua prima opera romana; viene dal nord-est, precisamente da Trieste, giovanissimo è giunto nella Capitale per effettuare il suo percorso formativo artistico; buon lavoro Other!

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l’opera di Other

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due suggestive visioni ambientali (è presente anche l’opera realizzata da Chew-Z)

E qui di seguito due opere minori di Other:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /202

Questa calda sera del 13 giugno ci trasferiamo a S.Basilio, estrema periferia est di Roma, quasi a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Lì, nell’ambito del progetto Trame-Trasmissioni di memoria il quartiere si racconta attraverso l’arte ed i ricordi degli anziani. Da una parte il cinema (stasera si proietta “Et in terra pax”  una pellicola diretta da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, ambientata a Corviale, che affronta, senza veli, lo scabroso problema della violenza individuale e della diffusione della droga fra i giovani in un territorio abbandonato a se stesso dalle istituzioni) e dall’altro l’arte che vede come protagonista Giulio Bonasera, illustratore concettuale prestato alla street art.

Eccovi una sequenza di tre opere esposte nelle strade di S.Basilio

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primo poster

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secondo poster, via Recanati

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terzo poster, via Recanati

Qui di seguito, due posizioni ambientali

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /52

Oggi è domenica, 21 settembre; facciamo un salto a S.Basilio, quartiere popolare dell’estrema periferia est di Roma, sulla Tiburtina, dopo il carcere di Rebibbia. Il quartiere è salito alla ribalta in primavera per l’attuazione del progetto Sanba che prevede, nell’ambito di un grosso progetto di riqualificazione del quartiere, anche il ripristino dei muri fatiscenti dei palazzi (in quota ATER) con enormi murales di cui qualcuno è già passato per il progetto “FotografiaErrante”. Sono così apparsi murales realizzati da grandi artisti del calibro di Agostino Iacurci e Liqen. L’altro giorno è apparso, come per miracolo, un grande murale realizzato da Blu, sì, proprio lui, quello che anche i grandi critici d’arte (vedasi Caroli nella trasmissione Che tempo che fa di Fazio) annoverano tra i grandi del settore, alla stregua di Keith Haring e Banksy. Lui ha realizzato un dipinto per commemorare l’uccisione del giovane Fabrizio Ceruso (di Tivoli) colpito negli anni ’70 nel corso di una manifestazione tenutasi nel quartiere in difesa delle famiglie occupanti le case. Blu ha rappresentato, a modo suo, un San Basilio che spezza un lucchetto per rompere le catene dell’oppressione e in basso un gruppo di poliziotti che si trasformano lentamente in pecore e maiali (metafora?). E’ successo il finimondo, nel volgere di alcune ore si è scatenato un’altro grande temporale anticulturale a cui, negli ultimi tempi, siamo stati abituati ad assistere a Roma (dopo quello dell’avvenuta rimozione dello stencil rappresentante Francesco superpapa e della scultura abusiva “Omaggio a Mondrian” che se ne è stata sul belvedere Romolo e Remo  per almeno un paio di mesi senza che nessun solerte uomo del potere si accorgesse della sua esistenza – autori Maupal del primo e Francesco Visalli della seconda). Tutti i benpensanti hanno gridato allo scandalo: non si può descrivere la polizia con toni di questo tipo, hanno detto, ovviamente bisogna parlarne solo bene perché la polizia, quando fa ordine pubblico sta sempre dalla parte del giusto. E proprio qui sta l’errore, spesso, sia nel corso degli anni ’70 (io ne sono testimone oculare) che oggi, spesso la polizia non ha fatto ordine pubblico, ma ordine privato, manipolata da chi gestisce il potere, spesso politico o economico, che poi sono la stessa cosa, ma anche, come in questi casi, culturale. Sembra di essere tornati indietro di seicento anni e più, quando bigottamente, e non solo nelle chiese, gli affreschi ed i quadri realizzati dai più grandi artisti di tutti i tempi venivano ricoperti a forza di pennellate da drappi e vestiti di second’ordine per coprire qualche seno o qualche vulva o pisello. Non sono riuscito a fotografare l’opera così come l’aveva realizzata Blu, qualche solerte individuo (e pensare che a Roma per accedere ad una risonanza magnetica ci sono tempi di attesa superiori ad un anno! per non parlare poi della endemica mancanza di servizi nel quartiere di S.Basilio), nel giro di alcune ore, aveva già fatto il proprio dovere; io l’opera, il giorno dopo, l’ho travata così; chi volesse vedere l’originale è invitato a cliccare su un qualsiasi motore di ricerca “Blu a S.Basilio”.

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l’opera

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particolare “settore assediati”     –     particolare “settore assedianti”

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /3

Oggi 3 luglio ci siamo trasferiti nell’estrema periferia est di Roma, nel popolare quartiere di S.Basilio, il XXX, in via Maiolati. L’artista è Liqen. Il murale è stato realizzato nell’ambito del progetto “Sanba” ideato da Simone Pallotta e sostenuto economicamente dalla Fondazione Roma. L’iniziativa ha coinvolto artisti famosi a residenti del quartiere che hanno arredato le facciate dei palazzi con opere di arte urbana.

 

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