Mese: febbraio 2016

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /249

Alcuni giorni fa avevamo percorso le strade del Pigneto (murale al giorno numero 247) ammirando le opere esposte dagli street artist Standar 574 e Gorilla. Questa sera presentiamo alcuni nuovi pezzi esposti di recente nelle strade del quartiere e poi ne rivisitiamo qualcuno che miracolosamente lo abbiamo trovato libero da ostacoli che ne impedivano la vista; uno in special modo:

248a

opera di LAC in via Braccio da Montone

248b

Guerrilla Spam in via Castruccio Castracane

248c

via del Pigneto

248d

via del Pigneto

248e

elegante Lettering in via Fortebraccio

248f

Leo Moroh in via Fortebraccio

248g

James Boy e Exit-Enter in via Macerata

248h

Exit-Enter in via del Pigneto supportato da un esplicito invito all’azione

248i

Carlos Atoche in via del Pigneto

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /248

Avevamo messo in serbo l’articolo per oggi ultimo giorno del mese di febbraio, perché per noi ha sempre rappresentato l’ultimo giorno di inverno, non tanto per il freddo che normalmente arriva proprio allora, ma quanto per il fatto che il giorno successivo è marzo, e marzo si sa, è la primavera; poi le giornate si sono ormai allungate quel tanto che è lecito pensare che la strada sia tutta in discesa. Quindi quale occasione migliore per presentare una esplosione di colori artistici emersi dalla grande manifestazione (The Jam2) tenutasi il 3 ottobre scorso per commemorare Crash Kid.

Crash Kid, al secolo Massimo Colonna, è stato il pioniere della breakdance italiana ed uno dei figli più generosi della scena Hip Hop; cominciò la sua attività giovanissimo, a solo 12 anni era membro della Special Breaking Crew. Morì giovanissimo all’età di 26 anni.

I suoi amici di allora e quelli più giovani, che non lo hanno conosciuto ma che idealmente a lui sono vicini, si sono ritrovati nel passaggio laterale del ponte ferroviario della stazione di Roma Trastevere che sovrappassa le vie Portuense e Ettore Rolli (nessuno sa quale sia l’una e quale l’altra) ed hanno realizzato, proprio per ricordare Massimo, delle meravigliose opere di street art. Eccovene qualcuna:

n.b. volutamente non citiamo la paternità delle opere perché il 3 ottobre il quel piccolo sottopassaggio c’erano tutti, anche quelli che non erano potuti intervenire.

 

Parte prima: le opere

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

Parte seconda: il custode del muro espositivo

16

17     18

19

Parte terza: presenze

21

22

23

24

25

26

27

28

Edificio Fleming /15

Avevamo lasciato questo splendido reperto di archeologia industriale romana il 28 gennaio scorso quando ci eravamo concessi una approfondita escursione alla scoperta delle opere di Lettering realizzatevi nel corso degli anni. Oggi, a distanza di un mese, ci siamo tornati in compagnia di un ospite d’onore, un artista sudamericano, per la precisione Argentino, di origini italiane. Lui si chiama Federico Cimatti ed è una persona molto attenta ai diritti dei più deboli. Proprio dai muri di questo edificio carico di storia, dove gli uomini lavoravano alla produzione di medicinali, di cui il più importante, la Penicillina, era, grazie anche alla rinuncia ai diritti da parte del suo inventore, sir Alexander Fleming, destinata proprio ai paesi e alle popolazioni più povere del mondo, ha voluto lanciarei suoi forti messaggi di fratellanza ed accoglienza. Di questo artista e delle sue esposizioni parleremo a presto per dare un resoconto completo sulla sua attività.

Tra l’altro lo abbiamo condotto nei meandri dei vari edifici che facevano parte del complesso industriale alla scoperta delle opere di street art italiana da lui molto apprezzate. E come di consueto il sito non smette mai di stupirci; tra un Jerico pennellato da una inconsueta luce cupa dovuta ad un cielo veramente plumbeo,

15.1

una vera e propria istallazione che ha preso forma ai piedi della donna incatenata di Roberta Gentili,

15.2

15.3     15.4

il salone “Atoche“, completamente rivisitato rivisitato dall’artista,

15.5

15.6

oltre all’opera di Carlos Atoche, a sinistra si vede l’opera di Rox Piridda, artista torinese di origini siciliane, realizzata la scorsa estate

in un locale, una volta adibito a servizi igienici, è stata realizzata una vera e propria composizione pittorica dall’artista messicano Luis Alberto Alvarez.

15.7

vista anteriore

15.9     15.8

vista posteriore

 15.10

figura su pannello ligneo

Abbiamo inoltre scovato un altro piccolo edificio, defilato e che non avevamo mai notato perché nascosto da un vero e proprio muro di sterpaglie. Quel muro oggi era misteriosamente scomparso, ma noi sospettiamo che alcuni ospiti si siano rimboccati le maniche e stiano cercando di rendere più accogliente il sito. Abbiamo così potuto verificare che questo piccolo edificio custodisce due raffinate opere di Lettering; eccole:

15.11

15.12

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /247

Il murale al giorno di oggi 26 febbraio , o meglio i murales  del giorno, li siamo andati a scovare al Pigneto, la zona della movida romana, che è parte del più grande quartiere istituzionale Prenestino-Labicano. Questa sera infatti facciamo una rapida carrellata sulla quanto meno tacita collaborazione fra due artisti romani, Standard 574 e Gorilla che hanno di recente esposto loro poster nelle strade del quartiere; ecco il report:

247a

via Ettore Giovenale, in compagnia di un’opera di Exit-Eenter

247b 

particolare dell’opera di Gorilla

247c

via Caltanissetta, in compagnia di un’opera di James Boy

247d

via Campobasso

247f

Gorilla in via del Pigneto

247g

Standard in via del Pigneto

247e

insieme, sempre in via del Pigneto

Sulle rive del Tevere

Ci siamo concessi una lunga passeggiata sulle rive del Tevere; siamo partiti da Lungotevere Gassman, abbiamo percorso la riva destra fino oltre Castel S.Angelo; abbiamo approfittato di ponte Cavour per passare sulla riva sinistra e siamo scesi fino all’Isola Tiberina da dove abbiamo riguadagnato la riva destra per arrivare al ponte della Scienza intitolato a Rita Levi Montalcini; qui tornati sulla riva sinistra abbiamo cominciato una dettagliata escursione su Riva Ostiense, quel tratto di lungotevere frequentato solo in estate e per un minimo tratto, per le manifestazione legate alla “Estate Romana”. Ora, specie da quando è stata sgomberata la comunità di senzatetto che viveva in condizioni di igiene precaria ed in orribili baracche proprio sulla riva del fiume, si incontra pochissima gente, qualche ciclista, qualcuno che porta a spasso il cane e, ogni tanto, gruppi di ragazzi che sperimentano tecniche di ripresa (fotografie e video) utilizzando come ambiente i numerosi murales presenti, i cui colori formano violenti contrasti con le rugginose rovine industriali di quello che una volta fu il “Gazometro” di Roma.

Lo scopo della nostra escursione aveva ben tre obiettivi; primo ovviamente quello di testimoniare puntualmente la presenza di opere di street art, costituite, per la quasi totalità da lettering, opere che avevamo incontrato ogni volta che ci siamo trovati a percorrere rapidamente la pista ciclabile per spostarci da un punto all’altro della città, ma cui non avevamo mai prestato mai la dovuta attenzione. Il secondo obiettivo era quello di dare uno sguardo fotografico dal basso alla nostra città e confermare che sul Tevere si affacciano tremila anni di storia e di bellezza. Terzo, riuscire a cogliere momenti di solitudine urbana in una città così caotica che non ha nulla da invidiare a Calcutta; e quella solitudine che rinfranca lo spirito la si gusta appieno proprio passeggiando nel cuore pulsante di Roma, nel “sentire gli strilli dei gabbiani, fissare i lenti ed ampi gesti dei vogatori che spingono controcorrente le loro lunghe canoe, incrociare qualche ciclista che gareggia con il proprio cane, notare di sfuggita una coppia di amanti che si scambia teneri baci”.

Tutto questo è il Tevere! Peccato che i Romani, per la quasi totalità, non lo conoscano.

 

Parte prima: l’ambiente

1

in primo piano ponte Mazzini; dietro, ponte Amedeo di Savoia

2

ponte Mazzini e la scalinata per lungotevere dei Sangallo

3

da sotto ponte Amedeo di Savoia: ponte Vittorio Emanuele II, ponte Elio e il Mausoleo di Adriano

4

chiglia di barcone naufragato sotto ponte Vittorio Emanuele e scalinata di accesso a lungotevere Tor di Nona

5

vogatori sotto ponte Elio

6

ponte Cavour con rampa di accesso a lungotevere Prati

18

cabina per rilevamento idrografico. opera di K2m

7

il mausoleo di Adriano su ponte Elio

8

ponte Vittorio Emanuele II e rampa di accesso al lungotevere Vaticano

9

la ex baraccopoli di Riva Ostiense

10

significativa opera di Hitnes

11

un poster sotto ponte Elio

12 

Pignon Ernest Pignon

—————————————————————-

Parte seconda: presenze

13

gatto su istallazione di Cactus

13a

particolare

14     15

podisti più o meno stanchi

17     16

ciclisti più o meno motorizzati

19

l’opera pensile di Laura Galletti (murale al giorno numero 228 del 7 dicembre 2015)

20     21

motociclisti e camminatori

______________________________________

Parte terza: le opere sull’argine di Tevere

22

JBrock

23

24    25

26

Milk

27     28

29

30     31

32

33     34

35

36     37

38  40

_____________________________________________

Parte quarta: le opere di Riva Ostiense

(le opere che completano l’esposizione di questo luogo sono state presentate negli articoli “Il lettering di Riva Ostense 1 e 2 , rispettivamente del 11 novembre e del 7 marzo 2015)

41     42

43     44

45     46

47     48

49     50

51     52

53

54

Hitnes

55

Hogre

57

Tadh , RST, Corv

 

 

Il luogo per la molitura del frumento /8

La nostra visita, così come la giornata trascorsa nell’immenso mulino abbandonato, volge al tramonto; scendiamo rapidamente le scale, passiamo dove arrivano i tubi a vite che una volta immettevano la farina direttamente nelle “pance silos” dei TIR

8.1

Semplici ma sentiti lettering ci accompagnano fino alla fine. Attraversiamo quello che era un piazzale a servizio del mulino e che ora viene conquistato dalle sterpaglie e torniamo nel grande magazzino dove eravamo entrati al nostro arrivo, ma ci rechiamo in un settore che non avevamo esplorato per la fretta di salire:

8.2

Ed ecco che appena entrati, abituata la vista alla penombra, ci appaiono un stuolo di pezzi di calligrafia che riempiono i muri senza soluzione di continuità

8.3

8.10

8.9

8.8

E per finire un campo lungo su di un’opera dalle tinte caraibiche:

8.4

ci avviciniamo

8.5

ancor di più

8.7     8.6

E’ tempo di uscire dal sito, ma mentre ci allontaniamo, ci voltiamo per ammirare pere l’ultima volta le particolari architetture che fanno di questo mulino, oltre che una bomboniera custode di preziose opere di calligrafia realizzate nell’arco temporale di un decennio, una splendido e particolarissimo reperto di archeologia industriale:

8.11

8.12

Il luogo per la molitura del frumento /7

Nel nostro lungo girovagare per l’immenso mulino industriale abbandonato siamo arrivati all’ultimo piano della torre sud. Qui, in mezzo a funamboliche istallazioni di archeologia industriale:

7.1

7.2

7.3

si stagliano, armoniosamente con l’ambiente, gioielli calligrafici:

7.4

7.5

imbocchiamo un lungo corridoio dove trovano fine tutte le grandi tubature di aria forzata che abbiamo incontrato durante la nostra ascesa; in fondo si intravvede un murale:

7.6

che, allorquando ci siamo avvicinati, ci è sembrato più una lavagna su cui molti si sono succeduti lasciando il loro messaggio

7.7

Una piccola porta, usciamo fuori, siamo arrivati sul terrazzo:

7.8a

Abbiamo visto tutto; ma no! ci affacciamo e sotto di noi si staglia, quattro piani sotto, il grande terrazzo del corpo centrale di questo edificio dalle atmosfere sovietiche. Una sorpresa ci attende, una piccola perla, prima non ce ne eravamo accorti, tanto era la frenesia di continuare il nostro viaggio alla scoperta dell’ignoto: uno stravagante elefante ci osservava con due occhi spalancati ed un sorriso dall’ironia beffarda

7.9

Il luogo per la molitura del frumento /6

Ci incamminiamo verso la scala che ci dovrà portare nel corpo centrale così da poter raggiungere la torre sud. Ma prima di iniziare a scendere, Gojo si diletta nella estemporanea realizzazione di un’altra opera

6,1    6,2

6.3

6.4

_____________________________________

Scendiamo rapidamente le scale, attraversiamo quel lungo salone costellato di colonne che avevamo già visto e cominciamo a salire sulla torre sud; al quinto piano ci affacciamo ad un grosso buco nel pavimento per una visione mozzafiato

6.5

Poi ci guardiamo intorno e scorgiamo altre opere di lettering:

6.7

6.6

inserita nell’ambiente

6.9

astrattismo puro

Poi, per due piani, nulla, solo macchinari, e tanti tubi

6.8     6.10

…………….continua…………………………

Il luogo per la molitura del frumento /5

Siamo arrivati ai piani alti………….. entriamo in un salone senza finestre che prende molta luce da un rialzo completamente vetrato che diffonde luce uniforme dappertutto; la parete di fronte a noi presenta una complessa opera calligrafica

5.1

Ci avviciniamo per cogliere a pieno i ricami colorati che la compongono:

5.2

Si cominciano a vedere parti di macchinari e tubazioni che si stagliano nell’ambiente. Senza soluzione di continuità, invece, le opere di lettering si sposano con armonia ai reperti industriali

5.3

Siamo giunti sulla sommità della torre nord, da quassù si gode di un discreto panorama, fatto di tanto verde, qualche villetta plurifamiliare, chiaro frutto di folli speculazioni edilizie nostrane, tanti tralicci ed un lunghissimo palazzone in lontananza; in primo piano la torre sud del complesso industriale abbandonato che fra poco visiteremo

5.4

sulla sommità enormi serbatoi che probabilmente avevano il compito di garantire un flusso continuo e regolare di acqua necessaria per tutte le fasi di lavorazione dei semi che lentamente divenivano impalpabile farina

5.5

___________________________________________

E giunto il momento di dare un nome al nostro accompagnatore, quello che ci ha sapientemente condotto attraverso i saloni immensi di questo grande mulino, descrivendoci i murales, decodificandone un contenuti letterari ed attribuendoli ora a singoli artisti, ora a Crew. Lui è Gojo ed ha colto l’occasione per dare imperitura memoria del passaggio in quel luogo del progetto “FotografiaErrante” realizzando due piccoli ma significativi murales:

5.6

l’artista alle prese con il primo pezzo

5.7

l’opera 

5.8

Gojo mette mano alla seconda opera 

5.9

eccola terminata

5.10

le due opere inserite nell’ambiente

Il luogo per la molitura del frumento /4

Riprendiamo le fila del discorso, siamo saliti al quarto piano della torre nord; c’è una porta-finestra, entra tanta luce, ci affacciamo ed ecco cosa scorgiamo:

4.1

Recuperiamo una scala traballante che avevamo scorto poco prima e la utilizziamo per scendere (ci troviamo almeno tre metri sopra il piano di calpestio dell’immenso terrazzo che divide le due torri).

4.2

il murale che avevamo già visto

4.3

ruotiamo di 180 gradi su noi stessi e appare una splendida opera monocromatica

Torniamo sui nostri passi e celermente proseguiamo nella visita del complesso ed incontriamo tante altre opere di cui, qui di seguito, presentiamo una breve selezione:

4.4     4.5

4.6     4.7

4.8     4.9

4.10