MAAM

Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia /9

Questa sera torniamo ad interessarci al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia. L’ultima visita l’abbiamo effettuata molto tempo fa: era il 21 dicembre dello scorso anno, presentammo “Mondo n’uovo“, la splendida opera di Leo Moroh. Da allora di acqua ne è passata tanta sotto i ponti di Metropoliz ed ora dobbiamo correre rapidamente ai ripari e rendere giustizia a questo splendido museo di arte contemporanea che ormai non ha pari al mondo. All’interno di esso pullula la vita, si incontrano ed interagiscono ogni momento della giornata culture e gruppi umani provenienti da ogni angolo del mondo; la sua unicità sta proprio nel fatto che questo museo è abitato. I bambini fortunati che lo vivono respirano quotidianamente un’aria frizzante che stimola ed appaga allo stesso tempo la loro curiosità. Ti può capitare di incontrare per esempio un bimbo che interrompe la sua partitella a pallone per mettersi vanitosamente in posa di fronte ad un murale per essere fotografato da un visitatore, oppure una bimba che estrae dalla sua borsetta un piccolo quadretto e ti chiede un giudizio critico. Ecco, questo sono Metropoliz ed il suo annesso museo. E quelle che vi presentiamo stasera sono due opere realizzate sulla piazza principale del sito, Piazza Perù, da due componenti del collettivo “Studio Sotterraneo”, al tempo stesso atelier d’artisti e sala espositiva, che si trova al Pigneto, in via Capitan Ottobono 5. Gli Artisti sono due nostre vecchie conoscenze, Carlos Atoche e Francesco Campese: neo rinascimentale il primo, il secondo ideatore di un suo particolare linguaggio d’arte urbana che dà luogo a misteriose strutture architettoniche che abbandonano la realtà e scompone le loro forme.

Questa è l’opera di Atoche che ha la particolarità di cambiare aspetto se la si vede di lato:

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visione frontale

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vista di lato

Ed ora l’opera di Campese:

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l’ambiente

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /102

Questa sera del 18 novembre lasciamo da parte per un attimo l’Outdoor Festival per celebrare un evento che si è svolto domenica 16 a Metropoliz, in via Prenestina 913, che ospita il MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove). L’artista egiziano Ammar Abo Bakr, sconosciuto per noi piccoli provinciali, ma famosissimo in patria come il miglior street artist, ha dipinto su un muro del museo un ritratto pieno di fascino della militante dei diritti civili e delle donne egiziane, Sana’a Seif, in carcere preventivo da ormai 5 mesi per il solo motivo di aver protestato contro l’arresto del fratello Alaa Abdel Fattah. La ragazza sta portando avanti da diverso tempo uno sciopero della fame contro gli arresti dei suoi concittadini per reati di opinione. Precisiamo che il completamento dell’opera da parte dell’artista è ancora in corso e che quindi avremo, in un prossimo futuro, la possibilità di vedere l’opera definitiva. Buona visione!

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l’opera

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particolare dell’opera

Il mistero di via Cesare Tiratelli /1

Oggi ci interessiamo ad un vero e proprio mistero della street art: andiamo in via Cesare Tiratelli a Roma, siamo nella estrema periferia est della città, a ridosso della via Prenestina e quello che vediamo ora è un murale tirato su a più riprese tra il 2013 (forse anche prima) ed il 2014, l’autore è Hogre, il più eclettico street artist romano, che ama ammantarsi di un’aurea di mistero. Hogre è stato il mio primo incontro nel mondo della street art; quel suo personaggio di via dei Rutuli, che io chiamo “il pensatore” e che ho scelto come immagine del mio profilo, mi ha affascinato fin dal primo momento. Vedo in Hogre uno che dipinge per un bisogno primario, al pari di vedere il sole sorgere tutte le mattine. Il modo migliore di descrivere questo artista è di lasciarlo fare a lui: “L’opera d’arte deve bastare a se stessa. (…) Qualcuno potrebbe sostenere di non capire la musica; però la maggior parte delle persone la sperimenta a livello emotivo e sarebbe d’accordo nel ritenerla un concetto astratto. Non si ha bisogno di tradurla subito in parole: si ascolta e basta. Non ho la pretesa di definire come ‘arte’ i miei lavori, tuttavia essi sono simili alla musica, ognuno è libero di vederci dietro quello che vuole e trarne una sua interpretazione personale. Ci tengo all’anonimato anche per conservare questo diritto all’interpretazione.”

Dimenticavo di dire che stiamo parlando di un muro famoso, per il semplice motivo che esso è il muro esterno di Metropoliz, la città meticcia che ospita il MAAM, il Museo dell’Altro e dell’Altrove.

L’opera che qui vediamo:

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della quale osserviamo ora quattro splendidi particolari

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misteriosamente, nel corso del mese di settembre è stata letteralmente ricoperta con una consistente mano di vernice bianca!

Poi oggi, sempre misteriosamente quello stesso muro si presentava così:

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dell’opera realizzata osserviamo questi tre particolari

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Siccome il mio sesto senso mi dice che la cosa non finisce qui, sorge spontaneo chiedersi: ma come andrà a finire? Come si evolverà la situazione nel prossimo futuro?

E soprattutto, quel che è ancor più misterioso: chi è l’autore di questa nuova opera?

Da parte nostra seguiremo con attenzione gli sviluppi di tale mistero e chissà se saremo fortunati di vedere finalmente il suo realizzatore all’opera!?

Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia /8

Domani, domenica 21 settembre, al MAAM, Museo dellAltro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, si festeggia, come di consueto la fine dell’estate: l’ INDIPENDENCE DAY [& NIGHT]. I cancelli apriranno alle ore 17,00. Ci saranno visite guidate con descrizione critica delle opere murarie e non, e sarà l’occasione  per presentare al grande pubblico le nuove opere che numerosi street artist hanno realizzato nel corso dell’estate. Ci saranno una cena meticcia e grande musica  ad allietare l’evento. Dimenticavo di dire che per chi domani avrà il coraggio culturale di presentarsi al MAAM, in via Prenestina, avrà anche la fortuna di incontrare gli artisti che in questi ultimi mesi hanno lavorato alla realizzazione delle loro opere e, magari, di parlare con loro sul significato della loro arte. Noi nel nostro piccolo approfittiamo per effettuare l’ottava visita nel tempio dell’arte contemporanea di Roma che, lo diciamo subito, non sarà esaustiva nel presentare tutte le nuove opere. Ci soffermeremo anche su alcuni murales che per mancanza di spazio, non sono stati menzionati nei resoconti delle visite precedentemente effettuate.

Il primo artista di cui parliamo oggi è Leo, nome d’arte di Leonardo Morichetti, giovanissimo civitanovese ma talmente navigato che dicono di lui abbia imparato a disegnare che a parlare. Già nella prima infanzia, appena all’età di 6 anni, vince un concorso nazionale indetto dalla Disney, ed entra nei primi 300 selezionati per il premio su oltre diecimila partecipanti. Crescendo continua a partecipare ed a vincere concorsi nella sua provincia, illustrando anche piccoli racconti di favole per bambini. Da adolescente inizia il percorso scolastico nel campo dell’arte e notato subito per la sa arte viene scelto per partecipare ad uno stage di 3 settimana nel Liceo Artistico di Czestochowa, in Polonia, per Grafica Multimediale. Nel suo periodo formativo artistico, dal 2009 al 2011, espone con continuazione in mostre ed eventi della cultura underground divenendo uno dei fari dell’arte contemporanea nella regione Marche. In questo periodo si avvicina alla street art anche grazie a Nicola Alessandrini, che sarà anche suo maestro in questo periodo della sua crescita, e con cui realizza alcune opere murarie sempre nel Maceratese.

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l’opera di Leo presente al MAAM

 Nell’agosto 2011 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, sezione pittura, legandosi particolarmente al Prof. Roberto Casiraghi. A settembre , avendo notato una presenza forte della cultura Street Art presente per le vie della città, decide con Maurizio Romani, un negoziante di Corso di Porta Ticinese, di arricchire i grigi muri e le scarabocchiate serrande di quella via con opere, dipinti, satira, aforismi, poesie e rinominandola Via dell’Ironia; questa azione riscuote un enorme successo. Da Milano dilaga a Bologna e specialmente a Roma ed in questa città dipinge insieme alla giovane artista Marzia in primis al “Lucernario”, spazio autogestito dagli studenti universitari al Dipartimento di Musica della Sapienza ormai sgomberato dalla follia anticulturale del rettore Frati, dove realizzano dei meravigliosi ed incontenibili cavalli, e al CSOA “cinema Volturno”, anch’esso di recente sgomberato dalla forza pubblica.

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l’opera vista dalla prospettiva opposta

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 Secondo artista è Mauro Sgarbi, lui viene dalla pittura tradizionale e, per la prima volta in assoluto, si è cimentato al MAAM nel realizzare un muro di enormi dimensioni ed a quanto pare con risultati eccellenti; i suoi alberi antropomorfi sembrano lanciare, con l’aiuto di variopinte farfalle, gli elementi della terra alla conquista del cielo.

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Mauro Sgarbi mentre realizza la sua opera

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l’opera realizzata in tutti i suoi dettagli

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Ritorniamo su un’opera già presentata in un suo solo particolare nei precedenti articoli sul MAAM, nella stanza dei giochi della ludoteca, ribattezzata la stanza di Veronica, c’è il murale di Veronica Montanino: siamo ora in grado di presentare la sua opera completa:

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Dentro questa grande macchia che trasborda anche sul pavimento una miriade di tondi coloratissimi sono li per accattivarsi la fiducia dei bambini che frequentano la ludoteca.

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tre particolari dell’opera

Presentiamo inoltre un particolare dell’opera realizzata di recente da Veronica Montanino sulla scala che sale al piano superiore di Metropoliz e realizzata con l’aiuto dei bambini della città meticcia:

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Presentiamo ora un’altra opera di Gio Pistone, già conosciuta nei precedenti articoli  e che potete rivedere tutti riassunti nella sezione “Realtà” di questo progetto alla voce “MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia”. Quest’opera e stata realizzata al piano superiore del Museo, nella ludoteca, vicino alla porta che conduce a quello che era il salone della stagionatura dei salumi quando, quarant’anni fa, era attiva la fabbrica di salumi.

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Già conosciutissima nel mondo della street art come ideatrice di un mondo parallelo popolato di strane creature create con pennello e colori sgargianti (bianco, acqua marina, rosso, fuxia, viola), Gio Pistone, che ha realizzato insieme a “Nic” Alessandrini la quinta stanza alla “-1 Art Gallery, spazio Underground della Casa dell’Architettura di Roma”, qui ci conduce in un mondo sconosciuto dove vivono personaggi onirici che sembrano vivere in una favola variopinta.

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E per finire vogliamo omaggiare quattro grandi artisti che per primi hanno dato forma a questo museo: nell’ordine, da sinistra a destra Blackwan & Tilf, Aladin,Carlo Gori . Questa è la loro meravigliosa opera:

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /32

Bentornati dalle vacanze! Riprendiamo il progetto “Un murale al giorno…..” Oggi vi presento un’opera di lettering presente al MAAM, quel Museo dell’Altro e dell’Atrove di Metropoliz di cui tanto vi ho finora parlato e di cui tanto ancora parlerò!

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Partizan, ovvero come far convivere le varie anime della street art

Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia /7

Urge tornare al MAAM, in quel museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz dove si sta sperimentando con successo un nuovo modo di fare arte e principalmente cultura per la gente, nel senso che la gente riesce a fruire a pieno del messaggio lanciato dagli artisti che si mettono in gioco andando a fondere le loro opere sui muri scalcinati di una ex fabbrica di salumi sottratta alla speculazione edilizia dove sembra dovesse nascervi il solito centro commerciale. Fin dal momento in cui varchi il cancello di questo borgo museale che si chiama Metropoliz_città meticcia ti rendi conto di trovarti, si direbbe negli anni ’50, ai confini della realtà: qui hanno scelto di vivere un folto numero di senza casa, di tutte le etnie, sperimentando una non facile convivenza dove ogni giorno si mettono in discussione usi e costumi che la gente si è portata dai propri paesi di origine e, per chi non ne ha mai avuto uno, legati alla propria mentalità che per centinaia di anni non ha permesso contaminazioni dall’esterno. A smussare i contrasti ci si prova con interminabili assemblee; di contro i bambini vivono le ore libere in comunione, scorrazzano per il borgo, frequentano la ludoteca assistiti da giovani volontari, sottraggono agli artisti presenti al MAAM a realizzare le loro opere colori e pennelli e si improvvisano artisti anche loro, vedono poca televisione, non conoscono i videogiochi, insomma fanno una vita veramente a misura di bambino e si preparano a diventare adulti con una mente leggermente più aperta di quei bambini che, contro la loro volontà, si trovano normalmente paracadutati in un mondo, al contrario, fatto solo a misura dei consumi.

Immersi in questa atmosfera surreale, si varca una delle soglie di ingresso dell’edificio che è il MAAM, architettura post-industriale: sono ancora presenti macchinari utilizzati 50 anni fa per le varie fasi di lavorazione della carne di maiale, dalla “pelanda” ai ganci per la sezionatura delle carni, dalle vasche di raccolta ai canali di scolo fino a giungere al depuratore/raccoglitore di liquami. Tutto questo è stato splendidamente compendiato nell’opera “La Cappella Porcina” realizzata di recente dai due giovani artisti spagnoli, Pablo Mesa Capella e Gonzalo Orquìn; l’opera copre un muro lungo 30 metri, quindici enormi maiali appesi, squartati, sanguinanti, due che spiccano il volo verso un futuro di speranza.

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Pablo Mesa Capella è laureato in Regia scenica e drammaturgia; è un artista poliedrico che spicca per il suo particolare approccio alla fotografia: non si limita a fotografare la realtà ma usa anche le fotografie già fatte, che lui trova, con impegno maniacale, nei mercatini delle città di tutta Europa e che risalgono al periodo a cavallo tra il 1800 ed il 1900, quelle che, allora, venivano scambiate come dei veri e propri biglietti da visita. Questa è la materia prima per le sue istallazioni dove usa le fotografie come fossero mattonelle, disponendole sui muri di interi palazzi; famosa la sua installazione realizzata sulle mura esterne del pastificio Cerere nel quartiere di San Lorenzo a Roma.

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il maiale prende il volo

Gonzalo Orquìn, anche lui artista poliedrico, predilige l’uso della macchina fotografica per comunicare con il mondo; salì alla ribalta delle cronache nell’autunno del 2013 quando il vaticano minacciò azioni legali nei confronti di una galleria romana nel caso avesse inaugurato una sua mostra dal titolo “Si, quiero” dove erano esposte fotografie che riprendevano persone dello stesso sesso che si baciavano dentro le chiese più belle della capitale. Nel campo della pittura Gonzalo si è formato artisticamente esclusivamente nel nostro paese, dice di non aver alcun rapporto con gli artisti spagnoli; i suoi maestri sono, nell’arte classica, Giotto, Bellini, Velàsquez nei moderni Balthus e Picasso col quale dice di aver sempre avuto un rapporto speciale, intimista. Sua è l’impronta maggiore in questa cappella porcina che vuole essere un’ironica provocazione alla più nota opera michelangiolesca: auspichiamo che abbiano in comune, oltre al nome anche l’immortalità artistica.

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il maiale squartato

Altro artista eclettico che di recente si è cimentato nel dipingere al MAAM è Mauro Maugliani; forse ho sbagliato nel dire dipingere, il verbo più adatto sarebbe “scrivere”, sì perché l’artista ha realizzato le sue opere letteralmente scrivendo con una penna a biro, più precisamente una “Bic”. Formatosi alla tecnica del restauro, basa la sua ricerca proprio sull’azione del tempo sulle opere d’arte. Ecco perché si è concentrato su opere realizzate con la penna a sfera che ha un inchiostro con componenti fotosensibili che viene così intaccato dalla luce: con il tempo l’opera sbiadisce ed andrà ad assumere un aspetto evanescente così da sembrar rappresentare un fantasma. Suoi soggetti preferiti sono i ritratti siano essi di amici o persone che incontra per strada, non necessariamente belle ma che portano visibili le tracce della propria anima sul volto. Queste le sue due opere realizzate al MAAM.

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le due opere sono presentate in altra prospettiva nella pagina 26 del progetto “Un murale al giorno”

Eccoci a Kenji De Angelis, un giovane artista approdato di recente alla street art (una sua bella opera, la prima in assoluto, era presente al Lucernario del Dipartimento di Musica dell’università La Sapienza, diciamo era presente perché di recente la struttura è stata sgomberata su disposizione del Rettore da un mastodontico intervento della forza pubblica e, molto probabilmente, le opere di street art presenti sono andate distrutte.

Nato nel ’91, Kenji vive un’infanzia immerso con la famiglia in notevoli disagi economici, cosa da lui molto sentita per il fatto di risiedere in un quartiere bene della Capitale: “l’unica cosa che permetteva di integrarmi oltre alla mia immancabile passione per i rapporti sociali era disegnare”.

Dopo aver dato libero sfogo alla sua propensione per l’arte frequentando il liceo artistico, si iscrive all’università ad un corso di laurea che non ha niente a vedere con la carriera artistica ma non abbandona il disegno e la storia dell’arte e continua ad esercitarsi e informarsi su nuove tecniche. La svolta avviene con l’occupazione del “Lucernario”; In quel posto, grazie all’appoggio delle persone che lo frequentano riesce a mettere da parte le sue paure del fallimento e a rendere produttiva la propria passione. Realizza la sua opera con uno slancio eccezionale, e con meticolosità maniacale disegna i peli del manto delle scimmie così perfetti ed ognuno distinto dagli altri dal farli sembrare tangibili.

Dopo il Lucernario è stato chiamato a realizzare questo murale al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropliz, ha poi iniziato a girare Roma alla ricerca di muri, pannelli, spazi per dimostrare a tutti cosa ha tenuto dentro negli anni di “inattività”. Da recenti notizie sta girando per l’Europa alla ricerca di muri adatti a fargli esprimere tutte le sue potenzialità. Auguri Kenji!

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a sinistra bozza dell’opera   –   a destra il murale finito 

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il particolare a destra del murale

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /26

MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. Molto conosciuto dai frequentatori di questo progetto. Oggi vi presentiamo due opere dell’artista Mauro Maugliani, nativo di Tivoli ma Romano di adozione. Un artista direi iperrealista, virtuoso del ritratto, che ama dipingere con penna a biro su carta così che l’opera stessa sfugga ad un certo punto, a seguito della modificazione fotochimica dell’inchiostro stesso, al controllo iniziale dell’artista. Siamo curiosi di vedere la metamorfosi delle due opere qui riprodotte e presenti al MAAM.

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /6

Kobra al MAAM. La prima opera realizzata in Italia dal grande artista brasiliano. I suoi colori lo rendono unico nel mondo dell’arte contemporanea; le sue opere, che definirei ciclopiche, hanno delle dimensioni enormi. Qui siamo intorno ai diciotto metri di lunghezza ed agli oltre sette di altezza. Qualche parola per il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, nato da un’idea visionaria dell’antropologo Giorgio de Finis, è stato definito da una recente inchiesta del quotidiano La Repubblica come l’unico museo di Roma con la “M” maiuscola che in un solo giorno fa più visitatori del MAXXI in un anno. Questo è il luogo, e ve lo dice chi lo visito con assiduità, dove tutti, da coloro che vi hanno realizzato un’opera agli abitanti di tutte le razze che vi vivono a coloro che lo visitano, si sentono artisti.

 

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Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia /5

Micaela Lattanzio: suo il compito di realizzare la stanza fiorita per il MAAM, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia. L’artista ha ideato un’esplosione di fiori raccolti in vortici dalle suggestive spirali. Potremmo definire questa stanza uno spazio intimo, un invito alla meditazione.

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 Massimo Attardi fa un uso assolutamente personale e iconoclastico della stampa alla gomma bicromata; una tecnica classica come la gomma, ampiamente sfruttata durante i decenni, viene infatti reinventata e messa al servizio di reali esigenze espressive, dando vita al personale e inconfondibile mondo visivo.

Attardi realizza per il MAAM questa opera “Lang” che possiamo definire come un omaggio all’autore di “Metropolis” che strizza l’occhio anche al gioco “facce di luna” di “Space Metropoliz”.

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Le opere di HOPNN invadono le metropoli e, tramite il suo personale e sintetico linguaggio, lo street artist romano lancia messaggi in soccorso dell’ambiente, e nello specifico di una metropoli soffocata dal traffico.

Ormai famoso il suo slogan, in bilico tra la militanza ecologista ed il radical chic, “+ BC = – CO2” affiancato in numerose opere alle bicliclette che si susseguono in cerchio. HOPNN è presente al MAAM con un’opera a largo respiro (di cui questo è un prezioso particolare) che vede il sopravvento della bicicletta, aperta a tutti, sulla ferraglia automobilistica; un invito a fare attenzione al nostro pianeta e alla necessaria presa di coscienza che dall’individuo deve muoversi verso la collettività.

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David Pompili ci ripropone una realtà nuova con una poetica tutta sua fatta di personaggi comuni, come bambini e anziani, inseriti totalmente nella società. Egli utilizza varie tecniche nella realizzazione delle sue opere; in questa realizzata al MAMM propone soggetti sovrapposti ai messaggi pubblicitari, con un palese richiamo alla pop-art, reinterpretata in chiave moderna e con una tecnica molto personale. David regala una sua visione personale del mondo, tanto reale da sembrare quasi una fotografia.

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Qui una delicata opera di Pikett esposta al MAAM

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Queste due immagini sono particolari della grande opera di Hogre posta sulla parete esterna ad est del complesso che ospita il MAAM. Di recente l’artista ha ampliato questo dipinto corredandolo di nuove immagini che avremo modo nel futuro immediato di sottoporre alla visione dei frequentatori di questo progetto in qualsiasi parte del mondo si trovino!

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Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia /4

Nicola Alessandrini (in arte Nic) è da anni attivo nell’underground artistico nazionale. Ha realizzato, alcuni mesi fa, un murale (ahimè oggi purtroppo cancellato con una mano di vernice) a quattro mani insieme a Gio Pistone sulle pareti della -1 Art Gallery alla Casa dell’Architettura di Roma. Nell’opera era rappresentato il luogo posto ai confini del mondo un tempo conosciuto, dove i cartografi dell’antichità relegavano l’immaginario collettivo (“Hic sunt leones”). Nelle sue opere, come rivela anche questa presente al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, son rappresentate fiere, se così possiamo definirle, dalle sembianze mezze umane e mezze animalesche, che sembrano essere state concepite per allontanare tutto ciò di cui aver paura.

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Il nome Cancelletto deriva dal simbolo #.  Al momento della scelta l’artista voleva che fosse un simbolo od un’immagine ad identificarlo, non un nome verbale. Le sue opere, di cui qui vediamo quella presente al MAAM, sono visibili principalmente a Roma, nei quartieri della zona Est, principalmente al Pigneto e a S.Lorenzo. Lo scorso anno ha avuto a sua disposizione le pareti della galleria “Laszlo Biro” di via Braccio da Montone al Pigneto e vi ha realizzato un imponente acquario, dove su fondo nero nuotavano allegramente meravigliosi pesci variopinti con sgargianti colori.

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Qiu sotto un particolare dell’opera realizzata da Hitnes al MAAM. L’artista è reduce da alcune personali esposizioni in gallerie di tutto il mondo, da Adelaide a Chio, a Pisa, a Viterbo. Predilige l’attività scenografica nel cinema.

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Nella stanza dei giochi (ludoteca di Metropoliz), sulla parete opposta al grande muro di Alice Pasquini, in quella specie di teca di vetro che la dovrebbe contenere (ma purtroppo n on ci riesce, tant’è che il blob verde ne fuoriesce e scivola per terra fino a raggiungere la scala che scende alla sala delle assemblee) c’è la stanza di Veronica:

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“All’interno di questa grande macchia, che sgocciola sulle scale, una infinità di tondi colorati, zebrati, cangianti, maculati, picchettati, come il mantello di Arlecchino descritto da Michel Serres, mondi che rimandano ad altri mondi, più piccoli o solo più lontani, la cui visione non sappiamo se ci sia resa possibile per il tramite di un microscopio a di un telescopio” (Giorgio de Finis). Qui vediamo un grazioso particolare dell’opera:

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Veronica Montanino, attiva da oltre un decennio, predilige le pitture acriliche su ogni supporto: tela, pvc, plexiglas. I suoi principali interventi sono stati attuati al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno e su mobili e pareti del Collicola Caffè all’interno del Museo di Arti Visive Carandente di Spoleto.

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Tiziana Cera Rosco è una poetessa e al contempo una artista visiva di grande valore nazionale ed internazionale. E’ nata a Milano nel 1973 ed è cresciuta in Abruzzo, nel parco nazionale. Sua grande passione è la fotografia, ma non  il semplice scatto. Le sue foto,dopo la stampa a carbone, sono sapientemente lavorate con oli, resine, bitume, solventi così da creare uno strato, un velo appunto, ma un velo pieno di crepe che insidiano l’immagine ferendola e non consegnandola completamente (ogni riproduzione di opera è fatta a mano e quindi non c’è mai un’opera uguale ad un’altra anche se provengono dalla stessa immagine). Questa opera è stata esposta al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz in occasione dell’evento inaugurativo del museo stesso avvenuta il 5 ottobre del 2013.

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