Ardeatino

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /277

Oggi siamo andati a Tormarancia per fotografare lo street artist americano Gaia che sapevamo stava realizzando un grande murale sulla parete di una scuola. E lì lo abbiamo trovato, su in alto, intento al suo lavoro:

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Gaia all’opera

Quell’istituto è un liceo artistico; avvicinandoci alla recinzione abbiamo beccato un gruppo di studentesse, intente a decorare quel piccolo muro che si vede li a destra nell’immagine precedente. Interpellate ci hanno confermato di essere allieve del Liceo Artistico “Caravaggio” e alla nostra richiesta se avessero mai fatto un murale “illegale” in giro per la città, ci hanno candidamente risposto: “Non ancora, siamo ancora troppo giovani!”. E questo è veramente un buon segno.

Poi ci siamo guardati un po’ intorno e abbiamo deciso di dedicare anche a loro questo murale al giorno, presentando le loro piccole ma significative opere che stavano realizzando, proprio allora mentre Gaia, famoso e blasonato, stava facendo il suo murale; questo perché quei piccoli pezzi  incastonati in quel lungo muro, stracarico dei colori di tutto lo spettro, ci hanno favorevolmente colpito. In quelle immagini abbiamo riconosciuto un Hoek in erba, un Groove in erba, un  K2m in erba, un Gojo in erba, un Valerio Paolucci in erba; il futuro della cultura di strada insomma!

Le ragazze intente al loro lavoro

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Le opere già realizzate

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Ah, dimenticavamo, a far loro compagnia c’era anche un simpatico cane

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Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /271

Il Murale al Giorno di oggi 22 Aprile lo abbiamo scovato sotto il ponte della fermata Metro S.Paolo della linea B, in via Giustiniano Imperatore. L’artista è “CQUTA”; l’opera, uno dei suoi caratteristici personaggi che di solito scortano eleganti esercizi calligrafici. Le espressioni dei puppets di CQUTA ogni volta lasciano trapelare uno stato d’animo particolare, ora sornione, ora scanzonato, a volte provocatorio altre minaccioso, sempre richiamano l’attenzione del viandante! Ecco il pezzo:

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Sulla strada di ritorno poi, in via Giulio Aristide Sartorio, il nostro occhio è stato colpito da un’altro suo personaggio; questa volta era in ottima compagnia, faceva compagnia ad un pezzo di tutto rispetto;

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Il Lettering di via Renato Cesarini /3

E’ bastata una settimana e il volto del parcheggio di via Renato Cesarini è radicalmente cambiato. Le lunghe opere che avevamo trovato nel corso della nostra visita del 12 scorso sono state tutte repentinamente coperte da nuovi pezzi che noi questa sera abbiamo il piacere di presentare ai frequentatori del progetto FotografiaErrante.

Ci accolgono due opere miracolosamente sopravvissute al poderoso interventi di “restyling”:

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nonché un puppet niente male:

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Ed ora via all’esposizione:

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vista d’insieme del sito espositivo

Il Lettering di via Renato Cesarini /2

Diverso tempo fa, il 17 gennaio scorso, avevamo presentato ai frequentatori del progetto FotografiaErrante il muro che delimita un parcheggio defilato in via Roberto Cesarini; ci siamo tornati due giorni fa ed abbiamo constatato che è stato fatto un grande salto di qualità, provvediamo quindi, senza indugio, a presentare le opere che vi sono state di recente realizzate.

Siamo nel quartiere istituzionale Ardeatino, il XX di Roma, in quella strana zona dove, sull’onda dello sperimentalismo architettonico modernista degli anni settanta del secolo scorso, furono realizzati una serie di palazzoni circolari di immense dimensioni che dovevano, nella mente degli ideatori, essere delle isole autosufficienti, sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista sociale. Inutile dire che si è trattato di un fiasco colossale.

I pezzi che presentiamo questa sera sono stati realizzati da gruppi molto attivi in questi ultimi tempi sulla piazza romana. Il loro stile è elegantissimo e allo stesso tempo scanzonato. Gli esercizi calligrafici sono di una eleganza estrema, i puppets coloratissimi e molto espressivi.

Prima di passare alla visione dei pezzi vorremmo soffermarci per un attimo sul concetto di immagine fotografica. Oggi con i mezzi a disposizione che si hanno, tutti sono pronti a cogliere i tanti volti del mondo che li circonda; basta avere a disposizione una discreta attrezzatura, magari aver fatto un corso di post-produzione ed ecco fatta una bella fotografia! Ma tra una bella fotografia (che risponde esclusivamente a canoni di eleganza e perfezione prospettica) ed una buona fotografia, ce ne passa. Una buona fotografia deve esprimere, per prima cosa, i sentimenti di chi sta dietro la macchina fotografica, conditi dei sogni, delle frustrazioni e delle idee, perché no, anche politiche dell’autore. In secondo luogo, poi, deve avvicinare l’anima del soggetto fotografato a colui che è il fruitore ultimo dell’immagine. Fare esclusivamente una bella fotografia, che può colpire l’osservatore per l’eleganza con cui presenta il suo contenuto, potrebbe somigliare molto a quel lungo corridoio attraverso il quale viene lanciato un salame!

Eccoci giunti quindi al momento di presentare i pezzi esposte nel parcheggio di via Renato Cesarini, che in occasione della nostra visita abbiamo trovato stranamente, per la quasi totalità, privo della materia prima: le automobili parcheggiate! E questo per noi è stato uno sommo bene!

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il parcheggio semideserto

1.1

da “io lecco…tu succhi” in perfetto inglese – (questa immagine è stata colta prima che il pezzo fosse completato – n.d.r.)

1.4

al “con il passato ci faccio il sugo” in perfetto romanesco

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1,2

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1,3

1.5

immagine d’ambiente

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1.7

Il lettering di via Renato Cesarini /1

Da oggi monitoriamo un altro muro romano, più o meno libero, dove i writers amanti del lettering si ritrovano con una certa frequenza per realizzare le loro opere.

Siamo nel quartiere istituzionale “Ardeatino”, in uno scampolo di un territorio dove, intorno agli anni settanta del secolo scorso, sotto l’influenza di una scuola di pensiero che prevedeva al di là di ogni rigore estetico la realizzazione di sistemi direzionali e strutture residenziali iper-razionali, è nata, architettonicamente parlando, una piccola “Unione Sovietica” fatta di bruttissimi edifici, grandi strade prive di traffico, ampie zone verdi mai frequentate da alcuno.

Probabilmente le cose non erano chiare nemmeno nella testa dei progettisti; in quegli anni si sperimentava e basta, intanto le cavie erano povera gente che, essendo vissuta, nell’immediato dopoguerra, nelle baracche dell’Acquedotto Felice o in coabitazione con parenti ed amici, pur di avere una vera casa propria non andava per il sottile, accettava tutto; gli architetti del tempo si sbizzarrirono in folli progettazioni, dai palazzi chilometrici, vedi Corviale, ai grattacieli nel nulla, vedi Tor Bella Monaca per arrivare ai palazzi circolari (immensi e racchiusi in se stessi dove tutto doveva essere previsto, dove l’autosufficienza e l’autonomia dovevano essere la regola) di via Ballarin, la zona dell’ardeatino dove si trova anche via Renato Cesarini.

Qui, defilato e affossato sotto un orrendo palazzo circolare che si regge su sottili colonne di spoglio cemento armato, c’è un brutto e freddo parcheggio che, se non fosse per i colori dei tanti murales dipinti sui muri che lo circondano, non avrebbe nulla da invidiare ad un girone dell’inferno dantesco.

Passiamo ora in rivista le opere che vi abbiamo trovato nel corso della nostra visita effettuata ieri 16 gennaio.

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Attraverso i quartieri di Roma /2

Dal Flaminio, dove ci siamo recati ieri, attraversiamo il centro storico di Roma, quell’immenso territorio racchiuso nello scrigno delimitato dalle mura Aureliane e, a sud, entriamo timidamente nell’immenso quartiere istituzionale denominato “Ardeatino”, il XX di Roma, che prende il nome dall’antica via che lo attraversa. Ben 14 chilometri quadrati di territorio, con un immenso patrimonio verde costituito da buona parte del Parco dell’Appia Antica e da tutta la Tenuta di Tormarancia. Il quartiere, racchiuso tra le vie Cristoforo Colombo, Laurentina, di Vigna Murata ed Appia Antica, è per lo più costituito da zone di edilizia economica e popolare, cui si sono aggiunte, nei primi anni ’70 del secolo scorso, alcune ben delimitate aree di edilizia privata di livello superiore. Da segnalare un tentativo mal riuscito di mettere in pratica soluzioni avveniristiche di edilizia convenzionata scaturite da menti che di rivoluzionario non avevano nulla (vedasi gli immensi palazzi circolari della zona del Tintoretto/Ballarin) Questo quartiere, a parte il grande intervento di cosiddetta “riqualificazione” attuato nell’area ristretta di “Shanghai” (vedi articoli del 24, 26 e 30 marzo scorsi) ed un edificio abbandonato (vedi murale al giorno numero 175 del  2 maggio scorso) per un momento divenuto luogo di pura espressione artistica ma subito riconquistato dalla potentissima reazione speculativa romana, vive marginalmente il fenomeno della street art, soffocato dal confinante quartiere “Ostiense” che, al contrario, attrae come una potente calamita, street artist e studiosi di arte contemporanea da tutto il mondo. Riservandoci di documentare una grande murata di lettering realizzata lungo la recinzione della dismessa “Fiera di Roma” sulla via Cristoforo Colombo, vi presentiamo alcune opere scovate sui muri del quartiere.

2.1

via Valeria Rufina opera della De Merode Crew

2.5

via dell’Arcadia, opera di Mr. Klevra

2.6

via dell’Arcadia, un turpiloque Snoopy opera di anonimo

2.7

via dell’Arcadia, opera di anonimo

2.2

via Casal de Merode, opera della De Merode Crew

2.3

portale affrescato da Hogre, via Casal de Merode

2.4

particolare dell’opera