Prenestino

La Rampa Prenestina /8

Ultimo giorno di visita alla Rampa Prenestina; ci gustiamo gli ultimi pezzi esposti sulla parete interna della spirale. Una particolarità: la spirale sotterranea, nella quale noi abbiamo trovato solo 2 pezzi,era l’area dove si svolgevano i vari eventi che si sono succeduti nel tempo. Tutte le pareti, che noi abbiamo trovato imbiancate di recente, sono state nel tempo utilizzate come esposizione temporanea di opere di street art; è sufficiente fare una ricerca sul web per vedere immagini di opere che oggi non ci sono più.

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Abbiamo terminato il nostro viaggio attraverso questo spettacolare edificio che era stato realizzato per essere un magazzino immenso, idoneo per contenere le grandi e sontuose scenografie del Teatro dell’opera di Roma. Risaliamo per un paio di giri la rampa camionabile, superata una porta laterale, imbocchiamo un corridoio che ci conduce nell’area di pertinenza della limitrofa scuola; da lì prendiamo una scala che ci porterà fuori dall’edificio. Ecco come sono le pareti di quella scala:

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La Rampa Prenestina /7

Settimo appuntamento con la Rampa Prenestina; scendiamo rapidamente gustandoci le opere esposte sulla parete interna della elegante spirale camionabile. Dopo una serie di coloratissime opere, alcune delle quali non perfettamente conservate, che ora vediamo:

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incontriamo quattro pezzi che risaltano, e per la loro mono-cromaticità in bianco e nero, e per le firme, arcinote nel campo della street art romana e non solo; si tratta di opere di Lucamaleonte, Lex, Sten:

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che ora vediamo nel dettaglio

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La Rampa Prenestina /6

Questa sera scendiamo nei sotterranei di questo immenso edificio circolare; qui molte pareti sono bianche, con evidenti segni di lavori recenti di verniciatura. Quando vi si svolgevano eventi si utilizzava l'”urban art” “per attirare la gente; qualche artista realizzava delle opere estemporanee che facevano poi da cornice alla pubblicità che veniva diramata con ogni mezzo disponibile, in primis il Web. Ecco due pezzi realizzati di recente che hanno fatto da cornice all’ultimo evento, forse Ginnika dell’estate scorsa.

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il primo pezzo

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inserito nell’ellissoide

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Il pezzo che vedremo ora se ne sta defilato in un angolo di un immenso locale che si stacca dalla rampa, proprio dove essa si perde nel nulla all’incirca tre piani sotto terra. Superarlo senza vederlo è cosa molto facile; solo un attento osservatore riesce a coglierlo, se nel momento in cui abbandona la rampa si vota a guardare dietro di se.

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una splendida istantanea di Gomez

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nell’ambiente

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particolare

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Mentre lasciamo l’ambiente per tornare verso il pianterreno, scorgiamo la firma di uno street artist famosissimo, ma solo la firma. A fianco solo una parete nera, nera come il carbone

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Quando risaliamo al piano terra, una porta ci conduce nel cortiletto interno della Rampa, quello da dove abbiamo, il giorno della presentazione dl primo articolo, abbiamo guardato il cielo dentro una cornice michelangiolesca; lì un lavoro, esasperatamente ripetitivo, avvolge l’intero girone. ecco due immagini:

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Non ci resta ora che salire rapidamente all’ultimo piano e da lì ridiscendere prestando attenzione alle opere che sono state realizzate sulla parete interna della rampa. Questa parete è formata, contrariamente dalla parete esterna di più ampie dimensioni, da piccole nicchie separate da colonne di cemento armato. Lo spazio a disposizione per realizzare le opere è stato molto limitato, quindi, poco writing e più opere figurative. Ecco le prime opere:

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La Rampa Prenestina /5

Quinta tappa del lungo viaggio attraverso la spirale della Rampa Prenestina; ammiriamo insieme i pezzi realizzati ormai da qualche anno (almeno sette o qualcosa in più). Questa sera arriveremo al piano terrra. Domani entreremo nei sotterranei, molto rapidamente vedremo un paio di opere realizzate di recente. Poi risalireme velocemente all’ultimo piano e faremo conoscenza dei pezzi realizzati sulla parete interna della spirale.

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La Rampa Prenestina /4

E’ ora di riprendere il cammino l’ungo l’elicoidale della Rampa Prenestina; man mano che si scende verso il piano terra troviamo opere più complesse realizzate da collettivi e corredate di curiosi ed eleganti puppets.

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Una vita spezzata; ricordo di Carlo Giuliani

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Le tre immagini che seguono vanno considerate come parti di un pezzo unico, che per ragioni pratiche (tutto intero sarebbe diventato invisibile) abbiamo dovuto spezzare; abbiamo messo in risalto la parte di sinistra costituita da quattro graffiti  ed un piccolo puppet indaffarato a combattere specie di vermi assalitori,  evidenziato il puppet centrale, realizzato da Mister Thoms ed infine raccolto nella terza immagine altri due graffiti a loro volta tenuti da piccolo ma vorace puppet:

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parte sinistra del pezzo

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il puppet

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La Rampa Prenestina /3

Siamo alla terza puntata della visita effettuata di recente alla Rampa Prenestina. Ricordiamo che siamo partiti dalla sommità della rampa; nel corso della visita odierna raggiungeremo il terzo piano.

 

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Siamo arrivati al terzo piano; domani proseguiremo la discesa e viaggeremo rapidamente verso il pianterreno per entrare nei sotterranei che custodiscono le due opere realizzate recentemente.

La Rampa Prenestina /2

Proseguiamo la visita alla Rampa Prenestina iniziata con l’articolo di ieri. Questa sera entriamo nel cuore dell’edificio, la grande spirale camionabile e cominciamo lentamente a discenderla concentrandoci sulla parete esterna; quando saremo ridiscesi nel sottosuolo torneremo rapidamente all’ultimo piano e da lì inizieremo la nuova discesa documentando le opere dipinte sulla parete interna.

I pezzi che presentiamo questa sera risalgono, per la quasi totalità, ad almeno dieci anni fa; le firme famosissime; buona visione!

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La Rampa Prenestina /1

Iniziamo questa sera un lungo viaggio in un luogo misterioso, di cui tutti hanno sentito parlare, ma che pochi, in verità, hanno visitato. Gli accessi sono sempre sbarrati, e, se riesci a contattare qualcuno che ha il potere di fartelo visitare, la burocrazia diventa il massimo della sua espressione, si eleva all’ennesima potenza. Stiamo parlando dei un edificio ubicato nel quartiere istituzionale Prenestino-Labicano, è la Rampa Prenestina.

La Rampa Prenestina è un immenso complesso costruito per essere il magazzino del Teatro dell’Opera, dove venivano custodite principalmente le scenografie realizzate per gli sfarzosi spettacoli operistici del primo dopoguerra. Intorno agli anni sessanta, parallelamente al ridimensionamento dell’importanza dell’Opera nella società italiana, l’edificio cambiò in parte destinazione d’uso e venne adattato a scuola. Con la crisi  degli alloggi, a cavallo fra gli anni sessata/settanta del secolo scorso, una parte dell’edificio venne addirittura destinato a realtà abitativa per famiglie di sfrattati. Abbandonata definitivamente dal Teatro dell’Opera, la “Rampa” conobbe un rapido declino e nel corso degli anni è stata utilizzata, male, come punto di aggregazione culturale, ed ancor peggio, come luogo di eventi musicali e similari. Ora giace silente, rigidamente sbarrata, in attesa che qualche mente illuminata riesca a presentare un progetto valido che ne faccia un polo culturale per la città di Roma.

Spendiamo ancora qualche parola per questo edificio: la sua struttura vista esternamente non presenta particolarità di sorta; internamente invece, presenta delle caratteristiche tutte particolari. Il corpo centrale dell’edificio, quello che abbiamo visitato noi, è costituito dal un percorso camionabile che sale a spirale per sei, sette, o ancor più piani; questo percorso, il nostro accompagnatore ci ha tenuto a confermarlo, è camionabile; ed è presto detto perché: i camion che trasportavano le scenografie del teatro dell’opera, salivano al piano che dovevano raggiungere e lì trasferivano, mediante degli accessi, il materiale nei magazzini.

Altra caratteristica è che tutte le pareti di questa “Rampa” sono riccamente affrescate di pezzi di street art, realizzati nel corso degli anni; ad esercizi calligrafici corredati di eleganti puppets, si alternano sofisticati pezzi figurativi e semplici tag; c’è un filo conduttore che accomuna tutte quelle opere, una grande esplosione di colori.

Iniziamo quindi la nostra visita; andiamo in via Aquilonia, lì c’è una scuola, la parete esterna custodisce un pezzo di street art stratosferico, alto sette piani, realizzato da Agostino Iacurci, eccolo:

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l’opera di Agostino Iacurci

percorriamo una cinquantina di metri, giriamo a sinistra e varchiamo un grande cancello; ecco la nostra meta:

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la Rampa Prenestina

Prima di iniziare il nostro viaggio, però, dopo essere entrati nell’edificio, scendiamo nel sottosuolo. Ci rendiamo subito conto che questo edificio è come in Iceberg, quello che si vede esternamente è solo una piccola parte; sotto c’è un mondo immenso, sul percorso elicoidale, danno una serie di ingressi che, se li imbocchi, ti conducono attraverso locali che stanno uno dentro l’altro, come una sorta di labirinto, cammini e d’improvviso ti ritrovi nella vite della Rampa, magari un piano sotto. Questa è la zona dove avevano luogo gli eventi musicali.

Alla fine del percorso, siamo almeno quattro piani sotto terra, una apertura ci immette al centro di questo “Pozzo di S.Patrizio” (chi è stato ad Orvieto realizzerà immediatamente). Ora basta alzare gli occhi al cielo per sentirsi, per un attimo, puro spirito!

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Percorriamo ora rapidamente la rampa e raggiungiamo la parte estrema superiore e iniziamo la nostra dettagliata visita delle opere ivi custodite.

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A domani …………………………………………..

 

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /236

Torniamo un’altra volta sulla pista polivalente del Parco delle Energie per coronare esaustivamente la visita iniziata con il murale al giorno numero 234 del 9 gennaio scorso. Avevano tralasciato di presentare due pezzi di notevole fattura che richiamano tempestivamente l’attenzione del viandante per la loro esuberanza cromatica.

La prima è un’opera di Clown:

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La seconda opera è stata realizzata da Napal Naps; particolarissimo e personalissimo il suo prodotto pittorico di particolare corposità; viene naturale immaginarselo davanti una tela a dare di spatola per realizzare volti trasognati in un ambiente multicolore costellato di tracce floreali.

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l’opera di Napal Naps

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sopra: alcune visioni d’ambiente

Un murale al giorno (toglie la malinconia di torno) /234

Un salto al Parco delle Energie, oggi valeva proprio la pena di farlo; un microcosmo di arte spontanea che si arricchisce di giorno in giorno: un continuo divenire di colori e forme che allietano coloro che vengono a trascorrere un po’ del lor tempo libero in questi tranquillo parco che, speriamo presto, diventi corollario dell’unico lago sorgivo che si trova nel comune di Roma. Come tutti ben sanno questo lago ha visto la luce da pochi anni, è nato lì dove c’era “l’acqua bullicante” una falda acquifera (con forte concentrazione di idrogeno solforato) portata poi alla luce durante gli scellerati lavori per costruire un centro commerciale dentro la ex Snia Viscosa di cui territorio dell’attuale parco era, negli anni a cavallo fra le due guerre del secolo scorso, parte integrante. Per una volta grazie all’avidità dei palazzinari nostrani, un’area destinata a divenire, con la complicità di amministratori senza scrupoli, un cubo di cemento armato, verrà, si spera presto, restituito alla collettività che saprà farne sicuramente buon uso.

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il Parco delle Energie con la pista polivalente

Questa sera vi presentiamo le ultime opere apparse (riteniamo poco prima e a cavallo delle feste natalizie/fine anno) sui muri del Parco delle Energie, in particolare di quella che è la struttura polivalente confinante con gli edifici del Centro di Aggregazione Sociale “Ex Snia”.

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opera di Ivan Fornari

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inserita nell’ambiente

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perla pittorica di Cristina Rossillo (usata da qualcuno come tavolozza per esprimere sentimenti)

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in visione d’ambiente

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esercizio calligrafico (parte in basso) su vecchia opera del 2012

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nudo di donna dipinto da Hos

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nell’ambiente (sullo sfondo sopravvive una figura dalle vaghe sembianze umane realizzata da Eukary ota)

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due opere di ridotte dimensioni incastonate su due rientranze

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dipinto astratto di Marco Ricco cnc che incornicia una piccola opera di Ivan Fornari

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che qui vediamo nei dettagli

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il tutto inserito nell’ambiente

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terza opera di Ivan Fornari presente al Parco delle Energie